Persico del Nilo
Dal business al disastro ambientale
L’introduzione del Persico del Nilo nel lago Vittoria è senz’altro uno dei più grandi disastri ambientali causati dall’uomo, nel tentativo di generare un business attraverso l’inserimento in un ecosistema chiuso e specifico di una specie non autoctona. Dalla fine degli anni 60 oltre 200 specie endemiche sono estinte e la pesca di sussistenza praticata dalle popolazioni locali ha registrato cali del pescato pari all’85% in soli 20 anni.
Questo vorace predatore cresce velocemente, nel primo anno registra un ingrossamento tale da non avere più nemici naturali, vive dai 16 ai 20 anni durante i quali può superare i 200 Kg. Le sue carni dal sapore neutro e dai costi contenuti, hanno incontrato consensi sulle tavole europee, asiatiche e nord americane generando così un volume di affari che ha raggiunto i 2 miliardi di dollari per la sola Tanzania nel 1998. In uno stato così povero una risorsa come il pesce persico ha rappresentato una sorta di corsa all’oro, con il conseguente aumento incontrollato della popolazione lungo le rive del lago e uno sfruttamento ittico non regolamentato durato 20 anni. Però, dalla metà del 2007 a oggi la popolazione di persici del lago si è ridotta del 50%. “Alla fine degli anni novanta bastava gettare una rete al giorno per assicurarsi lo stipendio mensile” mi racconta Edward Ajabu, pescatore di Kibara “Oggi passiamo intere giornate a pesca senza vedere l’ombra di una preda”.
In soli due anni le esportazioni hanno registrato un calo del 70% gettando in profonda crisi uno dei segmenti economici più importanti della Tanzania e nello sgomento oltre 3.000.000 di lavoratori.